Narrativa contemporanea · Recensioni 2017

Dalle rovine

Finalmente vi faccio questa recensione!

Ciao a tutti, volevo fare questa recensione da non so quanti giorni ma ogni volta che mi mettevo a scriverla non veniva mai come la volevo, e non riuscivo mai a rendervi a pieno le sensazioni provate nel leggere questo romanzo. Sto parlando di un libro molto chiacchierato, finalista al premio Strega 2016 (mi pare, correggetemi qui sotto se sbaglio),  di cui forse tutti voi avete già sentito parlare: “Dalle rovine” di Funetta, edito dalla Tunué che (lasciatemelo dire) fa un lavoro eccezionale di editing del prodotto, ho letteralmente amato la copertina ma soprattutto la consistenza delle pagine.

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TITOLO: Dalle rovine
AUTORE: Luciano Funetta
EDITORE: Tunué 
PAGINE: 184
PREZZO: 9,90€

TRAMA: Il collezionista di serpenti Rivera, grazie a un video amatoriale, entra in contatto con l’insolita e seducente scena della pornografia d’arte. Questa esplorazione si trasforma ben presto nella discesa in un abisso popolato da figure oscure, tra le quali spicca un argentino a dir poco enigmatico: Alexandre Tapia. Proprio attraverso la frequentazione di Tapia, Rivera scoprirà un universo di abiezioni private e catastrofi collettive, vittime invisibili e carnefici rimasti impuniti.
Uomini, come scriverebbe Vollmann, che rappresentano un incubo per se stessi, e che aspirano a sublimare le loro vite in un’ultima, sanguinaria opera d’arte.

 

 

 

 

 

Quando ho letto la trama sono rimasta abbastanza confusa, ma parlo di quella confusione che ti incuriosisce talmente tanto che la vocina dentro di te ti dice “leggilo, leggilo, devi capire di che tipo di storia si tratta”. E così ho fatto, ho letto questo libro, precisamente l’ho letto in meno di ventiquattro ore; ebbene sì, sono rimasta sveglia fino alle 3 di notte per finirlo (e al diavolo gli esami universitari per un giorno), e quando l’ho finito mi sono detta: “ok, sono spaventata!”. Ma non confondiamoci, sto parlando di quel tipo di paura che ti risucchia, che ti mette un’angoscia dentro che non ti sai nemmeno spiegare, un qualcosa che si aggrappa a te e non ti lascia più. Vi sto spaventando? Non per niente ho fatto uscire questa recensione appena dopo Halloween ahah.
A parte tutto, sono rimasta alquanto inquietata dalla lettura di questo libro, ma non si tratta di un libro horror, né di un thriller, in realtà non saprei nemmeno come definirlo. E’ un libro che una volta letto, secondo me, non ti lascia più andare.

Come potete leggere dalla trama, il protagonista è Rivera, un uomo di mezza età che vive solo con i suoi serpenti; infatti la narrazione si apre con il racconto di un incidente avvenuto qualche anno prima, in cui il figlio di Rivera era stato ferito o morso (non ricordo) da uno dei suoi animali, e di conseguenza la moglie lo aveva messo davanti ad una scelta: o noi, la tua famiglia, o i serpenti. Una persona normale cosa avrebbe scelto? E… no, lui ha scelto i serpenti.
PS: A questo punto io mi sono detta: perfetto, il protagonista non sta bene, meno male sarà una storia interessante !
Successivamente succede un fatto piuttosto conturbante, che non starò qui a descrivervi nei minimi particolari perché ve lo lascio gustare a pieno, ma in poche parole Riviera prova una sorta eccitazione sessuale alla vista dei suoi serpenti, perciò decide di riprendersi mentre si masturba con addosso i suoi animali, e porta il suo video amatoriale al proprietario di un cinema che proietta film pornografici. 
Ovviamente il proprietario rimane estasiato alla vista del video, anche perché non è di certo una cosa che si vede tutti i giorni, e propone a Rivera di presentargli un famoso regista di film porno, il signor Jake Birmana.
Da qui in poi, Rivera entra in questo nuovo mondo della pornografia e conoscerà tante figure, dai caratteri più disparati: Birmana, il famoso produttore che si presenta a noi come un uomo colto, a tratti malinconico, Laudata il regista giovane, folle, il classico stereotipo soldi-sesso, Maribel, l’attrice che affianca Rivera, e Traum il produttore sempre di film porno, rivale di Birmana. E poi il personaggio che sconvolgerà la vita di tutti, Alexander Tapia, uno scrittore e sceneggiatore, che vedrà in Rivera la sua unica possibilità.
Infatti Tapia chiederà il parere di Rivera su un’opera scritta da lui e intitolata “Dalle rovine”, che cambierà la vita e l’animo del protagonista; non vi dirò la trama di questo manoscritto, ma sappiate solamente che si tratta di qualcosa di tanto angosciante che Rivera non riuscirà più a staccarsene. Il manoscritto diventa un’ossessione, una droga, un qualcosa che occupa totalmente la mente di Rivera, tanto da presentarlo al resto del gruppo e far entrare anche loro in questo vortice di pazzia.
Il manoscritto diventa così il vero e unico protagonista del romanzo, e la malinconia e la confusione che provoca la lettura di questo manoscritto sono le sensazioni predominanti nella mente dei personaggi e di conseguenza nella mente del lettore. Questa opera violenta ed estremamente disturbata e disturbante porterà non solo alla pazzia di tutti i personaggi, ma li consumerà pian piano;
 assisteremo perciò ad una disfatta generale che risulterà quasi poetica.
Non si avranno colpi di scena, né scene violente e sanguinose, l’autore semplicemente gioca con la mente di chi legge insinuando l’angoscia attraverso i pensieri e le azioni confuse e autolesioniste dei personaggi, facendoci capire quanto il loro animo sia scombussolato (in generale) e ancor di più dopo la lettura dell’opera di Tapia.

“L’erotismo è esotismo, signor Rivera. L’erotismo è ciò che non conosciamo e che tentiamo di raggiungere con la fantasia, e a costo di una profonda tristezza. Sa, quello del sesso è un mondo fatto di tristezza, anche se ci teniamo a non darlo troppo a vedere”

La cosa che ho veramente apprezzato di questo libro è che l’argomento pornografia non viene affrontato in maniera volgare, sfacciata, ma piuttosto è qualcosa he fa da sfondo all’intera narrazione, una specie di campana di vetro dove racchiudere la descrizione di questi personaggi e del loro animo tormentato. Così come quelle poche scene di sesso, non vengono descritte in maniera dettagliata, giusto quel poco che basta per inquietare il lettore, quel poco per far capire cosa sta succedendo non fisicamente, ma piuttosto nella mente dei personaggi. E’ un po’ difficile da spiegare se non lo si legge.

Per quanto il libro mi sia piaciuto molto, per quanto il tema affrontato è sicuramente provocatorio e interessante, il finale mi ha un po’ deluso e proverò a spiegarvi il perché. La narrazione è affidata a due figure, che nel libro sono semplicemente indicate con “noi” (noi lo guardavamo, noi lo osservavamo, noi lo seguimmo,…), e queste due entità ci parlano anche dei pensieri di Riviera oltre che descriverci le azioni e narrare l’intera storia. Io mi sono mangiata questo libro per due motivi: primo, non vedevo l’ora di sapere se questa sceneggiatura sarebbe stata veramente messa in scena (e la risposta non ve la darò di certo io) e secondo volevo sapere l’identità di queste due figure, e qualche idea in testa l’avevo. In realtà l’autore non ci svelerà mai questa cosa, quindi sono rimasta un po’ con l’amaro in bocca, un po’ come se in un giallo scopri chi è l’assassino ma non il motivo per cui ha ucciso, ti manca un pezzo.
E anche questo amaro in bocca a parer mio non è stato causale: Funetta ci ha voluto lasciare in questo limbo, nella confusione totale, in questo stato di completo smarrimento, per alimentare in noi lettori l’angoscia che cresce pagina per pagina.
Ecco cosa mi ha trasmesso questo romanzo: smarrimento.
“Dalle rovine” trasmette al lettore esattamente le stesse sensazioni che provano i personaggi stessi: inquietudine, solitudine, smarrimento, confusione. Quando l’ho concluso mi sentivo svuotata, avrei voluto rileggerlo solo per capirlo meglio ma in realtà mi sono resa conto che non ha un significato vero e proprio, semplicemente la bellezza intrinseca di questa pubblicazione è quella sensazione inspiegabile di paura.
Avete presente quando vedete un incidente per strada e per quanto sia brutto, violento, probabilmente pieno di sangue, volete per forza andarlo a vedere? E quella scena non si toglierà più dalla vostra testa. Questo è l’effetto che suscita questo libro.

” Rivera ci pensò su, poi disse che mentre leggeva la sceneggiatura aveva avuto l’impressione di essere osservato, e da osservato aveva cominciato a sentirsi circondato, poi minacciato, poi soffocato dalla folla degli uomini e dalla loro vendetta, senza sapere se sentirsi vittima o carnefice. -Ad un certo punto era come se fossi nudo e stessi camminando e tutti mi guardassero- disse; -ti piaceva sentirti osservato?- chiese Tapia; -Si- disse Rivera; -Cos’altro?- chiese Tapia; -mi piaceva la minaccia sulla mia testa- -Cosa diceva la minaccia?- chiese Tapia; -che ero solo- “

Se mi soffermo a pensare, la lettura del famoso manoscritto scritto da Tapia, vero protagonista del romanzo, ha rapito varie persone, ma non rapito nel senso buono, ma piuttosto mi è sembrato quasi una droga, un qualcosa che una volta letto ti cambia, ti rende appunto confuso; Rivera, così come tutti gli altri personaggi, leggono “Dalle rovine” e la loro vita cambia, e vengono risucchiati in questa spirale di solitudine, di violenza; diventano pazzi.
E non è forse quello che accade allo stesso lettore? Non è un caso che Funetta abbia voluto dare al libro lo stesso nome del manoscritto di Tapia, perché quello che quest’ultimo provoca nei personaggi, questo romanzo provoca la stessa cosa nel lettore.
Non capisco ancora se questo libro ti regala o ti ruba qualcosa, in entrambi i casi si tratta di qualcosa di inspiegabile.

Mi ha un po’ turbato questo romanzo a dir la verita, anche ora che ve ne parlo e ricordo alcuni passi ritrovo quella sensazione di inquietudine che mi devasta; esplorare l’animo umano, soprattuto l’esplorazione di quella parte più violenta, di quella malvagia, che tutti noi abbiamo, è sempre un argomento che spaventa e attrae allo stesso tempo; torniamo appunto alla storia dell’incidente stradale.
E’ fondamentalmente una storia di solitudine, tutti gli esseri umani solo soli e devono imparare a vivere e sopravvivere nella loro solitudine; tutti i personaggi di questo romanzo sono palesemente insoddisfatti della loro vita, hanno traumi passati, ma sono tutti impegnati a non far vedere questo malessere; e questo malessere, questa desolazione umana, sfocia in violenza, in pazzia.
Bellissimo, a parte il finale che è un po’ confusionario (ma ripeto, secondo me anche questa scelta non è causale), è un romanzo da leggere assolutamente. Inoltre lo stile di scrittura dell’autore è molto elegante, sintetico, ogni parola suscita nel lettore angoscia. Anche la scelta di usare questo “noi” come voce narrante ha contribuito a confondere il lettore certamente, ma anche a rendere meglio quest’atmosfera cupa di sottofondo, quasi come se si trattasse di due spettri che seguono Rivera, un altro spettro, in una città desolata. Gli esseri umani in questo romanzo diventano fantasmi, alla prese con la loro malinconia e la loro solitudine.

“Avevamo incontrato Rivera per caso, durante una notte di squallore in cui anche noi vagavamo tra le ombre, e ci era sembrata la creatura più diffidente della terra. Ne eravamo rimasti colpiti e avevamo iniziato a seguirlo”

E’ difficile parlare di questo libro, perché la vera potenza sono ripeto le emozioni che suscita nel lettore, che non si possono spiegare. C’è un senso di disfatta e di angoscia generale che rapisce chi legge. Anche il finale, che molti hanno definito “inconcludente”, è in realtà l’apice dell’inquietudine dell’intero romanzo; questo finale aperto ma abbastanza chiaro, rimane confuso tanto quanto la mente di Rivera. Noi lettori sappiamo come finirà, ma il fatto che non sia dichiarato apertamente rende tutto ancora più spaventoso. Sicuramente il libro non ha colpi di scena importanti, ma l’introspezione psicologica che Funetta fa dei personaggi non lo rende assolutamente un romanzo noioso o privo di mistero (questo romanzo è tutto un mistero!), infatti l’ho finito in meno di un giorno.
Per concludere, “Dalle rovine” è un libro estremamente particolare, non è per tutti, non è sicuramente una lettura leggera se lo si vuole apprezzare a pieno. Soprattuto il lettore, alla fine, si ritroverà cambiato. E’ il classico libro che si insinua nella vostra mente e appunto vi scuote. Consiglio a tutti di leggerlo, ma meditate bene se leggerlo o meno.

VOTO: 8,5/10

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